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17/01/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA
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La Borsa LME, alle prese con una forte crisi di identità, è lo specchio di un listino
dagli andamenti ingovernabili
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Gli ordini scarseggiano, dati che possono compromettere i risultati del primo trimestre
di molte acciaierie e centri servizio
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La tenuta del trend positivo di inizio 2022 è in forte dubbio e nessun metallo è escluso
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La progressione del Nichel, insieme alle crescite di Cobalto e Molibdeno, spingono al
rialzo i prezzi
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Il crollo verticale delle quotazioni dei rottami di acciaio ha per il momento
risparmiato quelli dell’industria. I metalli seguono l’onda LME
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I dati dell’economia USA affossano il Dollaro e l’Euro recupera in modo significativo
rivedendo quota 1.14
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Il mese di gennaio resta positivo per i metalli, i noli “bulk” continuano a scendere
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Due nuove date per il webinar
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Il webinar "Strategie di acquisto metalli e acciai",
organizzato in collaborazione con Skillab e Sportello Metalli e Commodity Unione
Industriali Torino, tornerà con due nuovi appuntamenti giovedì
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La Borsa LME, fatti gli opportuni raffronti, potrebbe
seguire le sorti della Corona Britannica, due istituzioni che non tramonteranno, ma
che a breve potrebbero subire notevoli ridimensionamenti di ruoli. I prezzi del
listino LME rappresentano per il mondo dei metalli industriali l’indiscusso
“benchmark” di riferimento, un dato questo, assodato anche per il futuro. Le riserve e
non poche, sono invece rappresentate da tutto quello che ruota intorno alla Borsa e a
molte delle sue procedure, mutuate più per convenzione che per effettiva funzionalità,
è il caso dei “premi LME”. Il “premio” è un contributo che deve pagare chi acquista un
lotto “fisico” di metallo giacente presso un deposito autorizzato del London Metal
Exchange e intende farlo uscire dallo stesso, per proprie necessità. Il concetto è
chiaro, ma da sempre i premi sono stati “apposti” su qualsiasi transazione, a
prescindere; risultando, a tutti gli effetti, un “extra prezzo” di natura coercitiva
anche se formalmente non dovuto. La questione si è fatta molto seria negli ultimi due
anni con i prezzi dei premi che sono letteralmente esplosi, diventando insostenibili
per gli acquisti di metalli e leghe da parte di molti utilizzatori. Uno su tutti e il
più eloquente, è l’incremento del “premio” sulla billetta di alluminio, passato, mese
dopo mese, dai 230 Euro tonnellata del Gennaio 2020, ai 1330 (sempre Euro/tonnellata)
della settimana scorsa, questo per il prelevamento di un lotto da 25 tonnellate di
semilavorato presso il sistema dei magazzini LME di Rotterdam, con tasse doganali
pagate. L’applicazione della misura è chiara, quindi dovuta se l’acquisto venisse
fatto seguendo la procedura indicata; da spiegare e quindi da documentare l’aggravio
di tale surplus di prezzo se la billetta di alluminio, ad esempio in lega 6060,
viene prodotta in una qualsiasi fonderia d’Italia o d’Europa e poi estrusa
presso un altro stabilimento, a qualche decina di chilometri o addirittura presso lo
stesso complesso di capannoni dove è presente l’impianto fusorio, senza coinvolgere
alcun sito di stoccaggio LME nel mondo. La stessa cosa si perpetua per tutti gli altri
metalli, le cui conseguenze commerciali potrebbero avere dei risvolti imprevedibili e
su cui l’autorità di controllo della Borsa londinese dovrebbe fare chiarezza
sull’applicazione corretta dei “premi”, per non mettere a rischio un’indiscussa
credibilità dal lontano 1877. La settimana di Borsa ha avuto un andamento piuttosto
altalenante, con il Rame aver subito la maggior escursione su base ottava con quasi
400 USD/tonnellata nel riferimento 3mesi. La ragione di questa incredibile
variabilità, potrebbe, anche se dalla difficile verificabilità operativa, aver tratto
origine da un black-out del sistema informatico che regola gli scambi del LME,
avvenuto sul finale di seduta del 10 Gennaio. Il comparto speculativo-finanziario, in
questo contesto, ha sicuramente “soffiato sul fuoco”, tanto che nei giorni successivi
il Rame è salito fino a superare i 10mila Dollari 3mesi, cosa che non è più accaduta
dallo scorso mese di ottobre. La guardia non può essere abbassata sul “metallo rosso”
e le sorprese non mancheranno, ma difficilmente il prezzo scenderà sotto la soglia dei
9700 USD 3mesi. L’Alluminio è passato in breve tempo da uno stato di quotazione 3mesi
dal difficile mantenimento di livello ad una fase in cui il prezzo attuale sta
assumendo una linea di stabilità che potrà essere mantenuta per un lasso di tempo
relativamente lungo, giovando del fattore di equilibrio tra domanda e offerta. Le
maggiori attenzioni sulle vicende del listino LME vanno comunque concentrate sul
Nichel. La crescita del metallo è stata molto importante in questo avvio di 2022,
mettendo a segno una crescita del 6.6% per quanto riguarda la quotazione USD 3mesi;
attualmente il Nichel si trova in un’area di massimo, il cui prezzo pur destinato
ancora a salire, dovrà necessariamente stornare a breve. Una situazione analoga la sta
vivendo il Piombo, con un eccesso di denaro che non trova una reale giustificazione e
supporto rispetto al prezzo di Borsa. Lo Stagno si è collocato stabilmente oltre i
40mila USD 3mesi, con punte di quotazione prossime ai 41.200, a vantaggio del metallo
la situazione di equilibrio tra domanda e offerta.
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Le acciaierie italiane stanno iniziando a “pesare” il
mercato del 2022 ed i risconti sono al di sotto delle aspettative, per non dire
deludenti in ottica primo trimestre. Il comparto siderurgico e questa non è una
novità, si divide nel modo di assecondare le richieste dei comparti industriali di
riferimento, se il settore dei “piani” segue il trend attuale della domanda,
proponendo dei prezzi orientati al ribasso, quello dei “lunghi”, confidente dei
benefici economici del PNRR, gioca la carta degli aumenti. Il minimo comune
denominatore resta in ogni caso la valorizzazione dei rottami i cui prezzi sono stati
rivisti in sensibile calo per questo “giro di listino”. La differenziazione di
approccio, rispetto ai mercati di riferimento, si osserva dai numeri delle variazioni
percentuali, che tra segni meno per i “piani” ed i segni più per i “lunghi”, i moduli
di correzione sono davvero importanti. I produttori italiani di “piani” non hanno
avuto altra scelta che correggere al ribasso i propri prezzi, viste le precedenti
mosse della concorrenza del nord-Europa. Gli effetti sono stati molto evidenti sul
laminato a freddo, meno 5% e sullo zincato a caldo, meno 4%, portando così, in un
colpo solo, l’allineamento delle quotazioni con le pari produzioni d’oltralpe. Una
politica più morigerata è stata applicata nella diminuzione, al ribasso, del laminato
a caldo, interessato a due soli punti percentuali di discesa, poiché il differenziale
di vantaggio con l’HRC nord-europeo risulta ancora ampio, nell’ordine dei 150
Euro/tonnellata. Una riflessione, visti i numeri elencati, va comunque elaborata e
riguarda la rete dei centri servizio di rifilatura e taglio, non alle dirette
dipendenze di qualche acciaieria e riguarda la gestione dei loro magazzini nella quota
del non ancora collocato come “ordini a clienti”. Il rapporto tra i prezzi attuali, in
calo e la media dei prezzi in acquisto, effettuati soprattutto nel secondo semestre
2021, inizia ad essere critico, con una più che lecita resistenza ad applicare i
prezzi attuali di mercato imposti dalle acciaierie. Un bell’attestato di riconoscenza
a coloro che hanno permesso ai produttori di “piani” di generare risultati di bilancio
che possono considerarsi irripetibili, sempre che la “gabella” degli adeguamenti per
il costo energia, si tramuterà in una delle maggiori voci del fatturato 2022 per il
settore siderurgico. La politica dei prezzi imposta dagli acciaieri dei “lunghi”
risulta in totale controtendenza rispetto alla reale situazione del mercato, fatta non
solo di PNRR e di “bonus ristrutturazioni”. La billetta è cresciuta in media del
3% su base settimanale, “in barba” alla diminuzione del 7.6%, nello stesso periodo,
del prezzo medio dei rottami acquistati dalle acciaierie (fonte: indice MetalWeek). I
risultati su base ottava sono evidenti ed inequivocabili, la barra per carpenteria è
risultata in crescita del 6%, il rebar del 3% ed il prezzo mensile della vergella
Italia del 4%. Gli effetti dall’estero sono poco percepibili, a causa delle quote
delle “salvaguardie” ormai esaurite su tutti i capitoli dei “lunghi”, da rilevare
comunque un allineamento d’intenti da parte dei produttori di vergella dell’Europa del
nord che hanno rivisto al rialzo del 2% la quotazione settimanale degli allestimenti
base.
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La possibilità che il
Dollaro non potesse più reggere la pressione di una situazione economica USA non
proprio idilliaca era nell’aria da molto tempo, ma nel corso dell’ultima ottava
questo è avvenuto. Gli occhi di tutti gli investitori si sono inevitabilmente
concentrati su come l’Oro avesse reagito a questa contingenza, ma nel complesso il
tutto è risultato abbastanza deludente. Il “metallo guida” dei preziosi è sì salito,
ma non di certo in modo significativo, con una crescita dell’1.7%, riferito al
valore USD/ozt. Una nota positiva è comunque da annoverare ed è il buon
distanziamento, verso l’alto, dalla soglia dei 1800 Dollari, che solo una decina di
giorni fa il suo raggiungimento rappresentava un fattore di ottimismo. Il comparto
speculativo ha giocato molto bene le sue carte durante la prima settimana di gennaio
e gli effetti si sono visti nelle ultime sedute della scorsa ottava. Un elemento che
adesso non deve essere messo in secondo piano è l’eccesso di denaro sulle posizioni
“lunghe”, un dato che potrebbe penalizzare la prosecuzione del trend rialzista del
prezzo USD/ozt dell’Oro, già a partire dalle sedute di questa settimana. L’Argento
ha messo in evidenza notevoli limiti nella sua propensione alla crescita, almeno nel
breve periodo. Il rischio di una marcata riduzione del prezzo in Dollari per oncia è
molto alto, se si considera che il metallo è da almeno due sedute interessato ad una
fase di volatilità con connotazione ribassista. Un rapido allontanamento dalla
soglia dei 22 USD/ozt, aveva convinto molti investitori ad “aprire lungo”
sull’Argento, ma visti i recenti sviluppi di Borsa, potrebbe essere stata una mossa
troppo affrettata. La recente ripresa del prezzo del Platino, può essere vanificata
dalla situazione generale del comparto, sebbene fino ad ora il metallo ha
beneficiato di un buon livello di bilanciamento tra domanda ed offerta. Il Palladio
subirà le conseguenze del momento, anche se l’immissione di “denaro lungo”, che fino
a metà settimana scorsa risultava funzionale per la salita del prezzo USD/ozt,
potrebbe ora trasformarsi in limitativo per un’ulteriore azione rialzista.
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Il Cobalto prosegue, seppure a piccoli passi, nella sua
progressione. L’incremento del prezzo USD di mercato è stato dello 0.5%, in linea con
le recenti variazioni. I segnali più importanti arrivano comunque dal mercato cinese,
che confermano una fase di sostanziale assestamento dei prezzi del metallo, con
risultanti di variazione meno marcate rispetto a qualche settimana fa. Il raffinato ed
il solfato hanno riportato aumenti dell’1%, mentre il Cobalto in polvere ha fatto
registrare un incremento dell’1.6%, ma solo sui lotti di piccola entità, rimanendo
invariato per le forniture indirizzate alla clientela primaria. Le note positive
giungono dal Molibdeno, in aumento dell’1.3% su base settimanale, segno che il metallo
risulta molto ricercato dal settore siderurgico, vista la carenza di rottami con
significativa presenza di questo elemento in lega. Le novità stentano ad arrivare per
quanto riguarda il Titanio, con il prezzo ancora bloccato ai valori consueti. Le
maggiori attenzioni del comparto vanno comunque rivolte al Nichel, in forte ripresa
alla Borsa LME. Il metallo pare non stia dando evidenze di cedimento nel riferimento
USD 3mesi, ma negli ultimi tempi ci ha anche abituati a dei crolli improvvisi
accompagnati da numeri importanti. I prezzi delle ferroleghe hanno ripreso a dare
segnali di variabilità, in modo particolare la base Cromo che non si era più mossa da
inizio dicembre. Il riferimento USD per libbra è ritornato a crescere con un
incremento su base settimanale dell’1.2%. Il Tungsteno è il composto di lega che ha
prodotto la maggiore variazione settimanale, con un riposizionamento verso l’alto di
quasi cinque punti percentuali del prezzo USD per chilogrammo. Un elemento di
rilevanza non secondaria è risultata l’improvvisa debolezza del Dollaro, permettendo
all’Euro di riacquistare valore rispetto all’incrocio diretto di correlazione. La
Divisa comunitaria è ritornata sopra il livello di 1.14 nei confronti di quella
statunitense, un apprezzamento settimanale dell’1.1% a totale vantaggio degli acquisti
di materie prime e semilavorati pagati in Dollari.
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Le acciaierie italiane
hanno dato alle rispettive mandatarie una sola indicazione: diminuire i prezzi di
tutte le classifiche, mantenendo un occhio di riguardo per i soli rottami di
derivazione industriale, come il lamierino E8. La domanda di semilavorati “piani”,
che latita e quindi una minor necessità di far affluire materia prima nei
“piazzali”, agevola gli acquisitori delle acciaierie a predisporre dei listini
rottami con dei numeri sempre più piccoli nelle caselle Euro per tonnellata. Una
situazione che inevitabilmente si caricherà di tensione, dove nessuna “parte in
causa” sarà risparmiata. Le acciaierie non hanno nessuna intenzione di erodere, in
breve tempo, i margini prodotti nei dodici mesi precedenti, modulando quindi il dato
della componente acquisti, leggi rottami, al cospetto di quella costituita
dall’entità delle vendite di semilavorati. I commercianti non accetteranno, di buon
grado, decisioni arbitrarie e unilaterali, considerando che hanno “a terra” ingenti
quantità di rottami acquistati sul finire del 2021, quando il mercato era ancora
orientato al rialzo. Gli utilizzatori di semilavorati che, come detto in precedenza,
non si trovano ancora coinvolti nella fase tumultuosa dei ribassi, ma che sanno
benissimo che sarà solo una questione di tempo e purtroppo a strettissimo giro.
L’indice MetalWeek su base settimanale, rappresenta in maniera eloquente quanto sta
avvenendo, con una diminuzione di 34.68 Euro/tonnellata (da 454.86 a 420.18) del
valore medio degli acquisti di rottami da parte delle acciaierie. Le classifiche più
penalizzate sono state quelle delle demolizioni con la E1 in calo di 30
Euro/tonnellata e la E3 a sfiorare, in certi casi, anche i 60. I rottami lavorati,
come la E40 e quelli ad alta resa fusoria, come il lamierino E8, hanno riportato
diminuzioni più contenute, tra i 5 ed i 10 Euro/tonnellata. I metalli hanno
risentito delle forti turbolenze avvenute in settimana alla Borsa LME, movimenti più
di facciata che di sostanza, ma che hanno caricato di tensione ulteriore un ambiente
non certamente tranquillo. Le fluttuazioni del Rame, oltre alla momentanea tenuta
dell’Alluminio, trovano commercianti, fonderie e raffinerie operare in un contesto
di forte incertezza, enfatizzata oltretutto da una scarsità di ordini in
portafoglio. Le massime attenzioni sono comunque rivolte verso i rottami di inox
austenitico, conseguenza della progressione del prezzo LME del Nichel, che non
accenna a fermarsi.
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LMEX:
London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di
tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra
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SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index –
Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA)
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DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice
dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali
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STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice
di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche
europee
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BALTIC DRY: Indice di riferimento per
il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla
rinfusa e non liquide)
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