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07/02/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA

Industriali LME e Leghe

Il listino LME si ricolloca sui valori alti del periodo, ma la tenuta delle quotazioni dipenderà dalle reali necessità di metalli da parte delle industrie

Acciai

La domanda di semilavorati in costante contrazione metterà fine alla nuova stagione degli aumenti dei prezzi

Preziosi

I prezzi più che crescere si stanno assestando. L’Oro è l’osservato speciale del momento

Medicale

Il Molibdeno inizia ad arretrare, un segnale importante per tutto il comparto

Rottami

La riduzione generalizzata della richiesta di rottami è la conseguenza della contrazione dei consumi di semilavorati da parte del settore manifatturiero

Cambi

La BCE si accorge che c’è inflazione in Europa e la politica monetaria si farà meno “accomodante”. L’Euro recupera sul Dollaro USD

Indicatori

I titoli dei minerari risentono delle incertezze sui dati legati alla crescita del PIL mondiale

Industrali LME e Leghe

Il primo mese del 2022 si è chiuso ed è sicuramente interessante conoscere dove la Borsa LME si è collocata rispetto a Dicembre 2021. Il primo dato da analizzare è quello aggregato, ovvero l’indice LMEX, cresciuto a Gennaio del 4.2%. Una performance di tutto rispetto, che va a rafforzare una tendenza che vista in ottica anno su anno, ha prodotto una crescita, sempre riferita all’LMEX, poco al di sotto del 34%. Il mese di gennaio, come detto, ha avuto degli importanti “campioni di crescita”, come Rame (+1.6%), Alluminio (+9.2%) e Nichel (11.8%), ma anche una significativa flessione del Piombo (-3.1%). Il quadro d’insieme è quindi ricco di spunti positivi, ma la realtà dei fatti risulta molto diversa, ora che la Borsa LME è soprattutto in mano ai flussi di domanda degli utilizzatori, molto preoccupati di come si sta evolvendo la situazione economica a livello globale. I rarefatti segnali che fornisce il comparto speculativo lasciano intravvedere degli indirizzi volti soprattutto allo smobilizzo di posizioni o per meglio dire, aperture di situazioni “corte”. Il Rame si colloca ai vertici di questa speciale classifica, questo significa che l’orientamento del principale metallo del listino LME sarà ribassista, già a partire dai prossimi giorni ed eventuali riposizionamenti di segno opposto andranno trattati con molta cautela. L’Alluminio sebbene ritornato ai massimi rispetto alle ultime due cinquine di sedute non sta di certo convincendo e il consistente afflusso di denaro sulle sue posizioni più che determinare l’avvio di una nuova fase di rialzi, rappresenterà l’inizio di un trend ribassista, anche se un’azione di volatilità rialzista del prezzo USD 3mesi disorienterà e non poco, gli utilizzatori di questo metallo. Lo Zinco non si differenzierà di molto dalla linea dei due metalli di cui si è parlato in precedenza; non è opportuno parlare di cali imminenti, ma di stabilità prolungata. Il Nichel punterà ad un nuovo massimo relativo del periodo, aiutato anche dal perdurare di una fase di volatilità rialzista che non farà altro che accelerare il raggiungimento di questo obiettivo, da sottolineare ancora una volta, dall’effimera durata. Il Piombo nelle ultime settimane non ha certo fornito indicazioni positive, ma la recente ulteriore flessione del prezzo USD 3mesi lascia ben sperare per un’imminente inversione di rotta. La nuova impennata dello Stagno inizia a preoccupare anche i più strenui sostenitori della crescita ad oltranza del metallo, la struttura del prezzo, molto “sottile” sta mettendo in evidenza un significativo aumento del numero di aperture di posizioni “corte”.  

Acciai

Una delle priorità sulle quali le acciaierie italiane dovranno porre maggiore attenzione nei prossimi anni è quella della contestualizzazione di medio periodo dei prezzi dei prodotti sul mercato e non limitare le proprie visioni a degli scarni interventi autoreferenziali dei loro CEO o Amministratori Delegati negli ormai innumerevoli “cassandra webinar”. La sensazione è quella che i prezzi dei semilavorati le acciaierie di casa nostra li definiscano giocando “di rimessa”, sulla base di quello che hanno fatto i concorrenti stranieri un momento prima e dove si è esagerato a “scendere”, ricollocare velocemente il prezzo verso l’alto, come sta succedendo con i coils HRC; che dopo una brusca discesa tra novembre e dicembre, di circa 100 Euro/tonnellata, ha finito per collocare il differenziale con la produzione nord-europea a 120 Euro. Il dato di riduzione ora è stato rimodulato a circa 70 Euro/tonnellata, contesto per il quale ha contribuito l’ultimo rialzo settimanale del 3% sul laminato a caldo italiano, motivato anche dalla crescita dell’HRC turco resa EW che ha sfiorato il 7% rispetto ad otto giorni fa. La comparazione sui prezzi dei “piani” prosegue con il laminato a freddo, dove ormai le quotazioni sono equiparate tra Italia e resto dell’Europa settentrionale. È invece interessante rilevare quanto sta accadendo sullo zincato a caldo, che ad una sostanziale parità dei prezzi Euro/tonnellata tra le due aree di produzione sui riferimenti ordinari, si percepisce una politica commerciale particolarmente aggressiva da parte dei produttori del nord-Europa verso la clientela primaria di HDG, con un prezzo più basso di circa 30 Euro/tonnellata rispetto al “range” proposto dagli italiani. Un forte elemento di destabilizzazione si è avuto sui “lunghi”, con la billetta Italia che ad inizio della settimana scorsa ha preso il largo con un incremento su base ottava fino ad un massimo di 70 Euro/tonnellata, associando inevitabili e prevedibili derubricazioni sui tempi di consegna; non è da escludere che in questa “iper performance” siano stati inseriti anche gli adeguamenti dei costi per il caro-energia. La situazione stride con le variazioni effettive dei prezzi dei prodotti ottenuti dalle operazioni di laminazione delle billette, con la barra per carpenteria, invariata rispetto alla settimana precedente ed il rebar addirittura in calo. La quotazione italiana del tondino CA è ritornata a scendere e per la prima volta nel corso del 2022, la diminuzione si è attestata tra i 10 ed i 20 Euro/tonnellata. Un contesto differente per il rebar turco, che ha riportato un aumento del prezzo FOB di 5 Dollari/tonnellata, che per effetto della rivalutazione dell’Euro è stato ridotto a 3. La vergella europea risulta invariata, mentre quella turca con resa FOB ha fatto segnare una diminuzione settimanale compresa in un intervallo tra i 10 ed i 15 Euro/tonnellata.

Preziosi

La situazione dei prezzi dei metalli preziosi e la vera cartina di tornasole di una situazione che i “media” di tutto il mondo cercano di rappresentare in modo differente, dalla pandemia che finalmente si sta attenuando, alla crisi tra Russia e Ucraina, per buona parte creata dalle diplomazie di Stati Uniti e Gran Bretagna. A questi eventi non bisogna mettere in secondo piano il fenomeno dell’inflazione, che a livello globale può ormai essere considerata “galoppante”, questo per negligenze imputabili alle principali Banche Centrali, in primo luogo Federal Reserve e BCE. Una serie di eventi che però non stanno portando effetti significativi nelle evoluzioni dei prezzi dei metalli preziosi. L’analisi di questo “stallo” delle quotazioni, non può che partire dall’Oro. Il bene rifugio per eccellenza, viste le situazioni appena elencate, come una crisi internazionale tra due superpotenze militari o un’inflazione ormai fuori controllo nelle principali economie occidentali, avrebbe dovuto rappresentare un punto di attrazione per molti investitori, ma così non è stato e non si intravvedono cambi di “sentiment”.  La risposta dei mercati al calo avvenuto una decina di giorni fa del 2.3% del prezzo USD/ozt, è stata piuttosto deludente, con un incremento dell’1.3% su base settimanale. La tendenza continuerà ad essere sostanzialmente stabile per l’Oro, con la magra consolazione di un prezzo che, tornato a lambire verso il basso la soglia dei 1800 Dollari per oncia, rappresenterà una buona occasione di acquisto, ma nulla più. L’Argento prosegue nella sua fase di “pre-lancio” verso valori USD/ozt che dovrebbero proiettare il metallo verso orbite più alte delle attuali. La situazione di stallo che sta interessando l’Oro è sicuramente un elemento di forte condizionamento per l’evoluzione del prezzo dell’Argento. Il Platino sta contrastando in modo egregio la situazione che si è venuta a creare nel comparto, mantenendo stabile il suo riferimento, anche se il recente afflusso di denaro “lungo” sul metallo non è certamente un buon segnale per l’impostazione di una fase di crescita nel corso dell’ottava. La soluzione del “rebus” Palladio si sta facendo sempre più complessa. La scorsa settimana sono comparsi evidenti segnali di stabilizzazione e quindi di conferma dell’attuale soglia di prezzo USD/ozt del metallo, ma la situazione generale ha rallentato un’ulteriore evoluzione rialzista, che a metà della scorsa ottava sembrava imminente. La tendenza per il Palladio resta comunque indirizzata alla crescita e collocabile su un livello riconducibile alla media delle quotazioni delle ultime due settimane.

Medicale

Il periodo di vacanza in Cina ha privato il comparto di buona parte dei consueti punti di riferimento, in modo particolare quelli che riguardano il Cobalto, limitandosi al solo valore ufficiale USD di mercato, che per l’ennesima volta ha prodotto una crescita di frazione di punto percentuale, limitata allo 0,2. È innegabile che il Cobalto, seppur lentamente, si sta avviando ad una inversione di tendenza, cosa che invece ha fatto ed in forma più che evidente, il Molibdeno. Il metallo ha riportato una diminuzione su base settimanale del prezzo di riferimento ufficiale USD dell’1.3%, segno eloquente che qualcosa nel settore siderurgico non sta più “girando” come qualche mese fa. La stessa cosa si può osservare per il Titanio, dove la mancanza di variazione del prezzo denota una situazione di mercato con giacenze “a terra” pressoché pari allo zero. Il Nichel nonostante una nuova fase di ripresa del prezzo LME, non riuscirà, da solo, a vivacizzare le sorti di un comparto che sta mostrando evidenti segnali di immobilismo, accresciuto oltretutto da una ritrovata forza dell’Euro nei confronti del Dollaro USD. Le ferroleghe confermano il loro buon momento con correzioni di valori sempre con segno positivo, in particolare il Tungsteno, che la scorsa settimana ha aggiunto un ulteriore 1.7% alla sua serie di aumenti riferiti alla quotazione Dollari per chilogrammo. La base Cromo ha confermato la sua centralità nelle materie prime “da correzione”, anche se, come abitudine da qualche tempo, l’aumento del riferimento USD per libbra non ha superato lo 0.5% rispetto alla settimana precedente.

Rottami

I movimenti dei prezzi dei rottami riflettono solo in parte l’immobilismo che regna sul mercato, con il settore manifatturiero vero arbitro per le sorti, nel breve periodo, di tutto il comparto. L’industria, alle prese con una contrazione sempre più evidente degli ordinativi non è più in grado di conferire quantitativi di scarti di lavorazione importanti ai commercianti, i quali, a loro volta, vedono un calo delle richieste di rottami da parte di fonderie e raffinerie. Il comparto dei “non ferrosi” sta evidenziando, alla lettera, questa situazione di rallentamento delle richieste, nonostante i prezzi dei metalli alla Borsa LME siano ritornati a crescere, ma solo nel valore in Dollari. È opportuno sottolineare che il nuovo rafforzamento dell’Euro nei confronti della Divisa statunitense, ha come “sterilizzato” gran parte delle variazioni positive del listino londinese, è il caso del Rame o accresciuto l’entità delle diminuzioni, come nell’Alluminio, con inevitabili ripercussioni su tutte le gamme di leghe aventi come riferimenti questi due metalli. La nuova variabile valutaria sarà un ulteriore elemento di blocco per il mercato dei rottami di inox, ancora gravato dalla mancanza di una direzionalità certa del prezzo LME del Nichel. La fase degli aumenti dei prezzi degli acciai potrebbe volgere al termine, a determinare questo improvviso cambio di visione da parte delle acciaierie, la situazione dei portafogli ordini non di certo soddisfacente. I recenti incrementi delle quotazioni di tutte le classifiche, sono stati accolti piuttosto freddamente dai commercianti, che sicuramente si sarebbero aspettati un maggiore slancio nell’adeguamento dei prezzi da parte di mandatarie e acciaierie. La scorsa settimana si è comunque chiusa con i prezzi dei “ferrosi” ancora in crescita, con l’indice MetalWeek riportare una correzione all’insù di quasi 15 Euro/tonnellata su base ottava. I maggiori progressi di prezzo si sono avuti sul lamierino E8, mediamente di 10 Euro/tonnellata e sulla demolizione E3, fino a 30 Euro, anche per effetto della nuova ricollocazione dell’HMS turco (resa CFR), cresciuto in una settimana di 15 Dollari/tonnellata.

Cambi

Indicatori

LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra

SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA)

DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali

STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee

BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide)

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