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21/03/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA

Industriali LME e Leghe

Il Nichel ritorna nel listino LME, ma i dubbi restano. Una calma apparente regna in Borsa

Acciai

I forti aumenti dei semilavorati italiani ed europei stanno riducendo l’impatto dei dazi sulle produzioni extra UE

Preziosi

I prezzi sono condizionati da azioni speculative fatte di piccoli realizzi in tempi brevi

Medicale

Le quotazioni delle materie prime raggiungono livelli record anche se la domanda resta debole

Rottami

Un mercato nervoso più per l’assenza di richieste che per la situazione internazionale

Cambi

Le mosse della Federal Reserve non sorprendono il mercato valutario ed il Dollaro stenta a rafforzarsi

Indicatori

Gli indici negativi non lasciano molto spazio all’ottimismo

Industrali LME e Leghe

La Borsa LME ritrova il Nichel tra i metalli quotati dopo la sospensione dalle contrattazioni avvenuta lo scorso 8 Marzo. Un ingresso in listino non molto lineare con momenti di quotazione decisamente a “singhiozzo”, segno che il rientro della situazione debitoria tra Borsa e investitore non è ancora giunta a termine. Un piano di rientro concesso a questo importante soggetto finanziario, a riprova di questa evidenza, la traccia a “scalini” verso il basso della quotazione del Nichel, poiché la pesante criticità di saldo è stata generata da una serie di aperture sulla diminuzione del prezzo del metallo. Il momento contingente non consente di fare una previsione attendibile sul Nichel, isolato in una sorta di bolla e quindi lontano da ogni logica in cui sta trovando il mercato londinese dei metalli. Il resto del listino LME ha comunque operato in un contesto di assoluta normalità, con i prezzi dei metalli seguire degli andamenti piuttosto omogenei tra stabilità e deboli ribassi, ad eccezione del Rame. Il “metallo rosso” nell’ultima ottava ha messo in atto un recupero significativo della propria quotazione USD 3mesi, ritornata sopra la soglia dei 10mila Dollari e spingendosi a lambire la linea dei 10400 USD sul finire della seduta di Venerdì 18 Marzo. Un livello ragguardevole per il Rame che ora dovrà essere messo sotto esame soprattutto dagli utilizzatori di questo metallo e sicuramente le riserve sulla tenuta, nel breve periodo, di questa soglia del prezzo USD 3mesi non sono poche. L’Alluminio ha superato la fase di relativa difficoltà, culminata con la quotazione minima del mese in corso registrata durante la seduta di Martedì 15. Il metallo produrrà variazioni ridotte nei prossimi giorni, ma non con indirizzo ribassista. Lo Zinco continua a dare segnali di elevata vitalità con una crescente concentrazione di denaro su posizioni “lunghe” e quindi ci sarà ancora spazio per la crescita del prezzo 3mesi in Dollari. Il Piombo attirerà su di sé molti interessi nella settimana in corso, gli utilizzatori sono attratti dalla quotazione attuale del metallo che subirà una caratterizzazione di volatilità rialzista, anche a causa di una crescente concentrazione di denaro. Lo Stagno, alleggerito da situazioni debitorie di difficile gestione nei confronti della Borsa LME, ha ritrovato un interessante livello di bilanciamento tra domanda e offerta, la quotazione si manterrà alta e non seguirà delle dinamiche rialziste fuori controllo, come quelle viste ad inizio mese.

Acciai

Il rischio di perseverare nella logica degli aumenti sfrenati da parte del comparto siderurgico dell’Unione Europea sta portando ad una situazione di mercato a dir poco paradossale. La mancanza di materia prima, soprattutto ghisa, proveniente, un tempo, in modo massiccio dall’Ucraina e l’ormai ben nota questione dei costi legati all’energia, hanno messo in “rotta” l’intero settore siderurgico europeo. L’embargo economico a Russia e Bielorussia ha costretto Bruxelles a rimodulare le quote delle salvaguardie riservate a questi due Paesi, ricollocandole a favore di altri, primi fra tutti Turchia e India. La pericolosità di queste nuove allocazioni di quote è rappresentata dalla ritrovata competitività delle produzioni turche sui “lunghi”, come rebar e vergella, risultando quasi indifferente acquistare dalla Turchia o in Italia, anche in ragione della politica daziaria UE vigente. La stessa cosa vale per i prodotti di India e Cina, sebbene siano da mettere in conto, soprattutto per la prima provenienza, problematiche ancora non risolte legate alla logistica. La definizione dei prezzi dei “piani”, in Italia, segue una logica non del tutto lineare, dove il giocare di rimessa rispetto alle scelte dei produttori del nord-Europa, ha sortito degli effetti a dir poco sorprendenti in termini di congruità dei dati. Alla crescita settimanale del 10% del laminato a caldo d’oltralpe, le acciaierie italiane hanno risposto con un esiguo più 2%, portando il livello di vantaggio differenziale sul prezzo EW a 150 Euro/tonnellata. Le variazioni percentuali restano alte, ma più ravvicinate tra i due bacini di produzione, divisi dallo spartiacque alpino, per il laminato a freddo e lo zincato a caldo. Il CRC nordeuropeo è cresciuto dell’11% settimanale, mentre quello italiano dell’8, nello stesso ordine di raffronto, l’HDG ha visto degli incrementi dell’11 e del 10%. Una cosa non secondaria da evidenziare è il consistente ritorno del differenziale sui prezzi italiani tra il laminato freddo e lo zincato a caldo, con quest’ultimo più alto di 30 Euro/tonnellata. Il controllo delle variazioni dei prezzi sta assumendo dei contorni preoccupanti nel settore dei “lunghi”, con quotazioni ormai insostenibili per il comparto industriale e delle costruzioni edili, quest’ultimo penalizzato valore dal rebar che in soli otto giorni è cresciuto di ulteriori 160 Euro/tonnellata e dai profili per carpenteria saliti del 10%. Una situazione ancora più tesa per la vergella, dove il prezzo mensile italiano è salito di oltre 300 Euro/tonnellata e quello settimanale del nord-Europa di 190, un dato che sommato alle variazioni precedenti e per equipararlo alla cadenza di fissazione del valore Italia si avvicina ai 400 Euro/tonnellata.

Preziosi

La mancanza di una liquidità effettiva sul mercato ha fatto arretrare i prezzi di tutti i metalli preziosi. Il Denaro impegnato su questo mercato è al momento destinato a dare consistenza ai soli “margini operativi” richiesti per operare in Borsa e non per procedere ad acquisti effettivi di “metallo fisico”. Una situazione che solo nominalmente impegna il corrispettivo del lotto trattato, ma che effettivamente ai fini dell’investimento di natura speculativa ne considera solo la decima parte. Un mercato molto povero di contenuti finanziari, con un sottostante effettivo molto “sottile”, che ha nel combinato disposto del capitale impegnato e quindi di rischio, il solo 10% del valore nozionale del lotto oggetto della posizione aperta. L’effetto di un mercato svuotato dai lotti di metallo “fisico” ha come conseguenza un’elevata variabilità dei prezzi in Dollari per oncia, che rischiano di essere letti come conseguenza della preoccupante situazione internazionale. L’attenzione deve essere massima soprattutto per coloro che vedono ancora nei metalli preziosi, sotto forma di lingottini, la difesa di valore delle proprie masse monetarie e per il comparto industriale, obbligato ad approvvigionarsi di “fisico” per i propri processi di produzione. L’Oro per tutta la scorsa settimana ha proseguito nella fase di indebolimento della quotazione USD/ozt, iniziata all’indomani del suo massimo relativo, toccato il giorno 8 Marzo. L’Oro si manterrà sostanzialmente stabile, anche se non sarà da escludere una correzione rialzista, ma pur sempre di scarsa rilevanza. L’Argento sta seguendo la dinamica dell’Oro, sebbene su questo metallo la quota riferita al “fisico” sia più significativa. Il metallo ha fatto registrare sul finale della precedente ottava una concentrazione di denaro “lungo”, oltre la soglia di normale regolarità negli scambi, segno che il comparto speculativo sta vedendo nell’Argento una buona occasione per lavorare sulle proprie marginalità, spingendo la quotazione verso il basso. Il Platino non sta deludendo le aspettative, confermandosi un “asset” di investimento sostanzialmente affidabile nel mantenimento della redditività del capitale investito. La fase di elevata variabilità è giunta a termine per il Palladio, un periodo che ha visto il metallo crescere significativamente soprattutto nella prima decade di marzo. La collocazione attuale del prezzo USD/ozt è quella della media del mese di febbraio, considerato come periodo di relativa stabilità tra domanda e offerta.

Medicale

Il solo detenere dei lotti di materie prime necessarie per la produzione di leghe per usi medicali, non può arrogare il diritto per trader e commercianti nel poter definire prezzi di vendita alti e oltre ogni soglia di accettabilità per il mercato. La crescita percentuale dei riferimenti USD su base settimanale di metalli e ferroleghe conferma questo contesto. La risposta degli utilizzatori è stata decisamente fredda per non dire passiva alle istanze di adeguamento al rialzo. Il Molibdeno è aumentato dello 0.5% settimanale, mentre il Titanio del 12%, portando questo metallo a crescere, nel corso del mese di marzo, del 120%. Una variazione che non sta portando alcun miglioramento finanziario per i detentori di lotti di Titanio, visto il perdurare dell’assenza della domanda da parte del comparo siderurgico, già evidente in un recente passato, quando il metallo costava meno della metà. La situazione del Cobalto merita un approfondimento a parte. La quotazione USD riferita al dato ufficiale di mercato è salita su base ottava di un ulteriore 2.2%, un valore di incremento percentuale più che accettabile viste le recenti variazioni “schizofreniche” di Molibdeno e Titanio. Un elemento comunque da non sottovalutare per il futuro del Cobalto, in termini di prezzo, giunge dalla Cina, dove le quotazioni dei semilavorati hanno arrestato la crescita e nel caso del raffinato si è addirittura registrata una flessione dell’1.2%, rispetto alla settimana precedente. Una situazione di prezzi stabili o addirittura in calo, che sul mercato cinese del Cobalto non si verificava da oltre sette mesi. La ripresa delle contrattazioni alla Borsa LME del Nichel non può che andare oltre la semplice informativa, le quotazioni non stanno seguendo dei corsi lineari, tali da poter considerare i riferimenti attuali sufficientemente attendibili. La scelta degli operatori del settore delle ferroleghe di far valere la “regola del possesso” di queste materie prime, sta condizionando al rialzo i prezzi dell’intero settore. La base Cromo è cresciuta del 16% in Dollari per libbra, mentre il Tungsteno ha contenuto il rialzo settimanale del prezzo USD entro il limite dei tre punti percentuali.

Rottami

Le acciaierie italiane stanno tentando un colpo di mano estremamente azzardato e sicuramente provocatorio. Alla crescita incessante dei prezzi dei semilavorati, la “longa manus” del comparto siderurgico domestico, le mandatarie, hanno diffuso dei listini di acquisto a dir poco sconcertanti. L’indirizzo delle variazioni invece di essere al rialzo, risulta di segno opposto e con valori piuttosto consistenti, questo proprio quando gli acciaieri italiani stanno facendo pressione sul Governo per introdurre misure di penalizzazione economica per le esportazioni di rottami verso l’estero e per estero, in questo caso, si intendono anche i Paesi UE. I numeri parlano chiaro, il lamierino E8 scende tra i 10 ed i 25 Euro tonnellata e le demolizioni E3 fino a 15 Euro. Le uniche classifiche che tengono sostanzialmente “il punto” sono le torniture, in aumento di 5 Euro/tonnellata ed il frantumato E40, in crescita tra i 20 ed i 30 Euro, ma in questo caso si tratterebbe di “partite di giro” tra acciaierie e mandatarie ad esse collegate, dotate di “mulini”. La flessione dei prezzi italiani del comparto dei rottami ferrosi viene rilevata anche dall’indice MetalWeek, sceso di quasi 8 Euro/tonnellata (da 490.05 a 482.41). La risposta delle acciaierie europee è stata più coerente rispetto all’attuale situazione di mercato dei prodotti siderurgici semilavorati e nei confronti dei loro fornitori di rottami; in Germania la demolizione E3 è cresciuta tra l’8 ed il 9% settimanale, mentre l’HMS 1/2 consegnato su “gomma” o ferrovia del 3%. Il momento di stallo prosegue nel comparto dei “non ferrosi” dove tra commercianti e acquirenti prosegue la fase di studio. La crescita attuale del prezzo LME del Rame aumenterà lo stato di incertezza, cosi come la momentanea flessione dell’Alluminio, sebbene fonderie e raffinerie stiano temporeggiando, non tanto per un’improbabile flessione del prezzo LME del metallo, ma per una scarsa necessità di impiego di materia prima per una ridotta raccolta di ordini clienti. La confusione regna sovrana nel mercato dei rottami degli inox austenitici, una situazione che avrà fine solo quando il Nichel ritornerà ad essere quotato in Borsa con più regolarità.

Cambi

Indicatori

LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra

SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA)

DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali

STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee

BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide)

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