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28/03/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA

Industriali LME e Leghe

Una situazione di Borsa molto nervosa, con gli utilizzatori che stanno alimentando la fase di incertezza

Acciai

Le acciaierie italiane puntano ad equiparare i prezzi dei “piani” a quelli nordeuropei, una manciata di euro e purtroppo, la cosa è fatta  

Preziosi

Le notizie sull’Oro russo stanno destabilizzando l’intero mercato dei metalli preziosi

Medicale

La scarsa disponibilità di materie prime sta facendo aumentare i prezzi di tutte le leghe del comparto

Rottami

L’Italia fanalino di coda nell’adeguamento al rialzo dei prezzi dei rottami di acciaio

Cambi

L’Euro è in recupero, ma ancora sotto di un punto percentuale rispetto alla parità virtuale con il Dollaro USD

Indicatori

I prezzi delle materie prime continuano a crescere e le Borse premiano i titoli del settore minerario

Commodity: come coprirsi dai rischi

Le Aziende devono gestire in modo attivo il rischio della variabilità dei prezzi delle commodities in modo diretto e a misura delle proprie dimensioni d’impresa per affrontare le complessità di momenti che nessuno è più in grado di prevedere.

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Industrali LME e Leghe

Il mese di marzo, per il terzo anno consecutivo, rappresenta un momento di snodo fondamentale per la Borsa LME. Nel 2020 la pandemia, nel 2021 l’avvio di una fase congiunturale positiva e quello che stiamo per mettere in archivio verrà ricordato per il conflitto russo - ucraino. I prezzi degli “industriali” in questi ultimi trenta giorni hanno subito delle oscillazioni significative, soprattutto condizionate dalla sostanziale imprevedibilità degli eventi legati alla guerra, situazione che ha addirittura costretto Borsa LME a mettere fuori listino il Nichel per una settimana. L’indice LMEX ha avuto un progresso di sette punti percentuali, ma quello che evidenzia l’eccezionalità di questo momento è lo stacco di oltre il 15% dal precedente massimo, rilevato nel Febbraio 2011. La quotazione del Nichel, con molte difficoltà, cerca di ritrovare la normalità, con le sospensioni dal sistema SELECT sempre meno frequenti. La crescita del 13% riferita al prezzo in Dollari del riferimento 3mesi del Nichel su base settimanale non può ancora essere definita come dato attendibile per elaborare delle previsioni di indirizzo, elementi più certi si potranno avere solo quando il metallo sarà quotato in modo continuativo sulla piattaforma elettronica LME. Le aspettative sul Rame sono alte, non tanto per la ricerca di un nuovo massimo relativo, ma soprattutto per la tenuta dell’attuale livello di prezzo; in sintesi, il metallo non potrà scendere al di sotto dei valori fatti registrare sul finale della scorsa ottava. L’Alluminio, sospinto dalla forte concentrazione di denaro “lungo”, ha avuto modo di testare la soglia dei 3700 USD 3mesi, ma con scarso successo. Il metallo ora si trova in un momento di difficile lettura, in bilico tra l’emozionalità del momento e il pragmatismo dei dati di Borsa che sicuramente non forniscono spunti positivi per una sua ulteriore crescita. Lo Zinco non intende desistere dalla sua progressione, anche se la tenuta oltre quota 4100 USD 3mesi è stata piuttosto effimera. La cosa certa è che l’attuale livello di prezzo trova concordi compratori e venditori, segno che il metallo non abbandonerà facilmente l’area del grafico che sta popolando. Il Piombo ha ridotto notevolmente il suo intervallo d’azione riferito al prezzo USD, un “collo di bottiglia” che gli sta permettendo comunque di trovare un efficace bilanciamento tra domanda e offerta. Una nuova fase rialzista per lo Stagno è sempre dietro l’angolo, a supporto di ciò, il ritorno di denaro “lungo” su questo metallo.

Acciai

Il danno oltre la beffa. La recente “chiamata al dovere” da parte del Governo italiano al comparto siderurgico per far fronte alla mancanza di acciaio semilavorato proveniente da Russia, Ucraina e Bielorussia, ha avuto come primo effetto il blocco immediato dell’altoforno numero 4 di Taranto per emissioni nocive oltre i livelli consentiti. Il contrastare l’emergenza dovuta alla mancanza di afflussi di acciaio da paesi non più nelle condizioni di rifornirci per ovvie ragioni, non può essere di certo contrastata da un “ferrovecchio” come il polo siderurgico di Taranto. Una provocazione, ma da valutare con occhio imprenditoriale da parte dei “migliori” di Palazzo Chigi, sarebbe quella di porre sotto tutela demaniale l’intera superficie dell’area ex Ilva e dopo la bonifica ambientale, demolire il sito produttivo e sotto il diretto coordinamento del MISE o di un’azienda speciale governativa costituita a tale scopo, vendere i rottami ai prezzi di mercato reali e con i proventi riqualificare l’intera zona. Un vantaggio per Taranto, per le casse dello Stato e non ultimo un’importante fonte di approvvigionamento per produrre immensi volumi di acciaio “nuovo”. In attesa che questo avvenga, cioè mai, i prezzi di “piani” e “lunghi”, stanno continuando a crescere a dei ritmi preoccupanti e insostenibili per chi questi semilavorati li deve utilizzare. Un ulteriore elemento di criticità, oltre al ben noto incremento dei costi energetici, causa principale dell’aumento dei prezzi, interesserà tutti i prodotti che sono sottoposti al processo di zincatura, a causa della forte crescita del prezzo del metallo, nel mese in corso lo Zinco LME è cresciuto di oltre il 10% e nel primo trimestre 2022, del 13%. La premura delle acciaierie italiane, malauguratamente, non è quella di mettere in atto un’efficace azione di contrasto alla mancanza di tonnellate di semilavorati sul mercato, bensì di equiparare i prezzi, il più velocemente possibile, a quelli della concorrenza nord-europea. Il fenomeno è molto evidente sui “piani”, dove il differenziale tra Italia e Europa del nord è ora molto risicato, se non addirittura annullato, come nel caso dello zincato a caldo HDG. I prezzi italiani dei coils hanno ancora un vantaggio di circa 50 Euro/tonnellata per i laminati a freddo e di 70 per quelli a caldo. Il comparto dei “lunghi” sta riflettendo su quale strategia adottare nel prossimo futuro. L’opzione di possibili interruzioni produttive, anche per la carenza di materie prime non più provenienti da Ucraina e Russia, come la ghisa, è sempre sul tavolo. È comunque rilevante osservare la modalità della gestione settimanale dei prezzi di rebar e vergella. In Italia i produttori di tondino per CA, hanno rivisto il prezzo, sebbene in maniera importante con un incremento di 50 Euro/tonnellata, alla sola clientela di seconda fascia, concedendo a quella primaria il listino definito la settimana precedente. Una pari visione di mercato l’hanno avuta le principali acciaierie europee di vergella che sotto la pressione dell’imminente apertura del periodo di salvaguardia per il secondo trimestre 2022, prevista il primo Aprile, hanno deciso di non procedere ad alcuna variazione di prezzo su base settimanale.

Preziosi

Il divieto alla vendita dell’Oro russo sui mercati di tutto il mondo, esso sia detenuto dalla Banca Centrale o di quel poco che resta nel paese presso i caveau degli oligarchi, potrebbe diventare il vero “nodo gordiano” per una efficace applicazione delle sanzioni imposte al regime di Putin. La cosa avrebbe poi un effetto davvero devastante se la Commissione Europea e la BCE facessero vera chiarezza sui movimenti di valute in cambio di Oro, le cosiddette “triangolazioni”, in particolare su due paesi membri della UE, Malta e Cipro e in Gran Bretagna, quest’ultima ormai fuori dal contesto dell’Unione, ma inevitabile doppiogiochista, visto il gran numero di benestanti russi residenti a Londra. La nobile causa della difesa del valore della moneta nazionale, il Rublo in questo caso, non sarebbe altro che il pretesto per poter guadagnare ingenti somme di denaro attraverso importanti speculazioni orientate al ribasso del prezzo dell’Oro. Un’attività che ben conosce il Sultano Erdoğan quando periodicamente decide di contrastare la svalutazione della Lira turca. La riduzione di lotti di Oro “fisico” sul mercato avrebbe come effetto diretto il contenimento del trend ribassista del prezzo USD/ozt del metallo, a beneficio della stabilità stessa della sua quotazione di riferimento. Il luogo comune dell’Oro come “bene rifugio”, si è visto nelle ultime settimane, ha retto solo per pochi giorni, soprattutto gonfiato da operazioni finanziarie di piccolo cabotaggio, messe in atto da banche d’affari e operatori finanziari, per gratificare i propri clienti investitori. Al momento il mercato crede ancora in una “dimenticanza” dei grandi della terra sull’Oro russo, tanto che il denaro “corto” sul metallo è oltre la soglia di normalità. Nel caso contrario, il metallo potrebbe avviarsi ad una progressiva fase di crescita. Il rialzo del prezzo dell’Oro condizionerebbe l’intero comparto, a cominciare dall’Argento. Il secondo tra i metalli preziosi, sta vivendo in una sorta di limbo, dove il prezzo USD/ozt non ha ancora trovato la giusta direzionalità. Gli ultimi riscontri darebbero comunque ragione a chi vede l’Argento più orientato verso la crescita. Il Platino, non sotto i riflettori della ribalta, sta procedendo su un percorso di relativa stabilità da circa due settimane, ma chi crederà in questo metallo dovrà essere molto paziente. Il Palladio non sta più rispondendo ad alcuna logica previsionale, le voci sono ormai l’unica discriminante di indirizzo per la quotazione di questo metallo. La seduta di Venerdì 25 Marzo si è conclusa con una flessione del prezzo USD/ozt del 4.5% rispetto al giorno precedente, una variazione troppo marcata anche per chi sta dimostrando poco confidente sugli sviluppi futuri del Palladio.

Medicale

La situazione internazionale, oltre alle problematiche legate alla quotazione del Nichel alla Borsa LME e ad una contingente raccolta di opportunità di guadagno per chi detiene lotti di ferroleghe, sta generando forti tensioni nella determinazione dei prezzi delle leghe per usi medicali. Al di fuori della quotidianità dei fattori appena elencati, le cose comunque non stanno andando proprio nella direzione sperata da molti venditori di materie prime. Il Cobalto continua a crescere, questo è vero, ma non più con l’intensità di qualche settimana fa, il prezzo USD di mercato negli ultimi giorni è salito dello 0.6% e sul mercato cinese, seppure condizionato dai lockdown in alcune città, i semilavorati hanno avuto andamenti non univoci. Il solfato di Cobalto è stato scambiato allo stesso prezzo della settimana precedente, il raffinato, è sceso dello 0.7%, mentre la polvere di metallo è aumentata di mezzo punto percentuale. L’evidenza che stia cambiando qualcosa giunge dal report settimanale sul Molibdeno, in diminuzione dello 0.5% rispetto al prezzo USD dell’ottava precedente; una situazione che non si verificava da oltre un mese. I prezzi possono anche aumentare, ma se poi la domanda che muove le richieste delle materie prime di base, leggi prodotti siderurgici, continua a regredire, ecco la spiegazione di questa incertezza sulle quotazioni di molte commodity legate al settore. Un ulteriore elemento a supporto di questa visione, seppur di breve termine, sui differenti mercati che interessano le leghe medicali, viene dalle ferroleghe. Il Tungsteno ha registrato una flessione del prezzo USD/chilogrammo dell’1% settimanale, mentre la base Cromo prosegue nella crescita imperterrita del suo riferimento in Dollari per libbra, più 6% negli ultimi otto giorni, variazione che porta al 35% l’incremento nel mese di marzo. È opportuno sottolineare che, una volta tanto, la componente valutaria non è stata determinante nella definizione dei prezzi in Euro, visto il sostanziale equilibrio nel rapporto di cambio tra la nostra moneta e il Dollaro USD.

Rottami

“Il mondo è piccolo e le voci corrono”, così recita un detto popolare. Se poi questo “mondo” è particolarmente circoscritto, come quello dei rottami di acciaio, le notizie corrono ancora più in fretta, così come una certa insofferenza nel vedere alcune prese di posizione da parte delle acciaierie italiane nel ritardare considerevolmente gli adeguamenti dei prezzi dei rottami di acciaio, che in tutta Europa, da molte settimane, sono una normalità. I differenziali tra i prezzi offerti dalle acciaierie di Germania, Austria e Benelux ai commercianti di quei paesi e quelli proposti sul mercato italiano dalle mandatarie ai grossi raccoglitori di casa nostra, hanno un qualcosa di imbarazzante. Alla crescita su base mensile del rottame con classifica E3 nei Paesi d’oltralpe di circa 80/100 Euro per tonnellata resa destino, le nostre acciaierie hanno adeguato il prezzo sulla pari titolarità e nello stesso periodo, mediamente di 50 Euro tonnellata, con trasporto a carico del venditore. Non è certo questo il modo di arginare l’emorragia di rottami verso altri sbocchi o altri approdi, fino a quando non verranno vietate le esportazioni presso altri mercati, ipotesi più volte caldeggiata dal Governo italiano. Una situazione che troverebbe una giustificazione se i prezzi domestici dei semilavorati fossero più competitivi rispetto a quelli dei nostri vicini europei, ma in questo la “lunghezza d’onda” sulla sincronizzazione è pressoché perfetta. Il mondo dei rottami in metallo e leghe è ormai alla pantomima, compratori e venditori non si sforzano nemmeno più di parlare di prezzi. Le vedute sono distanti, da una parte i commercianti che non arretrano di un passo, facendosi forza delle quotazioni LME di tutti gli “industriali”, dall’altra le fonderie e le raffinerie, non spinte a valutare acquisti di materie prime, vista anche una situazione di ordini clienti poco orientata all’ottimismo.

Cambi

Indicatori

LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra

SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA)

DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali

STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee

BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide)

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