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27/02/2023 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA

- DODICI MESI -

Industriali LME e Leghe

La Borsa ha deluso le aspettative di coloro che prevedevano una crescita incontrollata dei prezzi degli “industriali” a causa del conflitto tra Russia e Ucraina

Acciai e Inossidabili

La Cina è costretta a svelare le carte al mondo, dichiarando che la crescita esponenziale del prezzo del minerale di ferro è risultato il frutto di manipolazioni speculative

Preziosi

L’Oro e l’Argento si trovano ad un punto di svolta, la loro crescita avrebbe effetti positivi anche sul Platino. Il Palladio alle prese con un impiego industriale sempre più ridotto

Medicale

La maggior parte degli elementi di lega varia sulla base di frazioni di punto percentuale, con la debolezza dell’Euro risultare un fattore penalizzante

Rottami

La differenziazione dei prezzi dei rottami di acciaio è ormai una normalità per il mercato italiano. I metalli e le leghe fanno i conti con la forte discesa delle quotazioni LME

Cambi

Il Dollaro USD spinge l’Euro ai livelli di inizio anno e l’Eurozona torna a fare i conti con l’inflazione importata

Indicatori

I noli “bulk” fanno un grande balzo in avanti. Febbraio è stato un mese pessimo per i titoli del settore minerario

Un anno di MetalWeek - I metalli preziosi nel 2022

Ripercorriamo insieme

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Industrali LME e Leghe

Un anno fa, in questi giorni, l’esercito russo occupava vaste aree di territorio dell’Ucraina. Un’azione militare “speciale” che, a detta del Cremlino, sarebbe dovuta durare qualche settimana. La conta dei mesi di guerra, perché di questo si tratta, sono ormai dodici e non si vede alcuno spiraglio di arresto del conflitto. Nel corso di questo ultimo anno, sono comunque mutati molti scenari, primo fra tutti quello macro-economico, che sotto alcuni aspetti e in un asse temporale di medio periodo, produrrà effetti più rilevanti della pandemia. Le Banche Centrali dei maggiori Paesi industrializzati vedono nell’inflazione il nemico da abbattere, ma volutamente ignare del fatto che, prima con un decennio di politiche monetarie “accomodanti” ed in seguito con l’allargamento dei cordoni delle borse per contrastare gli effetti dei lockdown causa covid-19, hanno generato in modo endemico il fenomeno. La prima cura al contrasto del fenomeno inflattivo è risultato essere l’aumento dei tassi di interesse. Nel 2021 la spesa mondiale per interessi ammontava a 10.400 miliardi di Dollari, rappresentando circa il 12% del PIL mondiale, a fine 2022, questi numeri sono saliti a 13mila miliardi ed a 14.5 punti percentuali di assorbimento del Prodotto interno lordo globale, con un indebitamento complessivo di famiglie e imprese, che nel periodo preso in esame, è passato da 255mila miliardi a 300 mila miliardi di Dollari. I dati sono impietosi anche per la Borsa LME. Negli ultimi dodici mesi l’indice LMEX ha registrato una regressione del 18.3%, sconfessando la maggior parte degli analisti finanziari che prevedevano una crescita esponenziale di tutte le commodity, metalli compresi. Un vantaggio competitivo che le imprese manifatturiere dell’Eurozona hanno percepito in modo ridotto a seguito della svalutazione del 6.8% dell’Euro rispetto al Dollaro USD su base dodici mesi. Nel corso dell’ultima ottava le quotazioni degli “industriali” sono letteralmente crollate, andando oltre ogni misura di sostenibilità di una tendenza che al momento risulta eccessivamente negativa. L’asserzione “eccessivamente negativa” non vuole significare che da ora in avanti i prezzi dei metalli del listino LME riprendano a crescere immediatamente, ma se non altro limiteranno, in prima istanza, le ulteriori fasi di discesa. Il miglior punto di riscontro, come sempre avviene in questi frangenti di Borsa così confusi, giunge dall’analisi della struttura della quota di denaro presente al LME. Il Rame sta mostrando un consistente accumulo di denaro “lungo”, lasciando presupporre che sul metallo è al momento presente un’importante consapevolezza tra gli utilizzatori che si stia trovando in un’area del grafico USD 3mesi dalla difficile replicabilità in tempi brevi. Una linea più nitida in termini di indirizzo la traccerà lo Zinco, il cui prezzo di Borsa in Dollari risulta essere sulla stessa linea dei valori fatti registrare ad inizio 2023. La situazione di sostanziale equilibrio tra le componenti domanda e offerta, determinerà per il metallo un rapido recupero verso il valore medio di mercato dell’ultimo periodo. Le diminuzioni settimanali del 3.5% del Rame e del 3.9% dello Zinco, determineranno delle nuove collocazioni di prezzo per Ottone e Zama. Le “leghe gialle” si adegueranno alle nuove situazioni dei metalli di base con circa 100 Euro/tonnellata di diminuzione, mentre la Zama subirà un ricollocamento di prezzo che in termini generali dovrebbe essere quello di metà febbraio. L’Alluminio non ha ancora concluso la parabola ribassista, ma nello stesso tempo non bisogna dimenticare che tale situazione muterà a breve ed in questo giocherà un ruolo non secondario il clima generale che si respirerà in Borsa nelle sedute a venire. Il Nichel è al momento come un relitto abbandonato su una spiaggia deserta, anche se gli utilizzatori di questo metallo non potranno fare affidamento su un perdurante momento ribassista. L’accumulo di denaro “lungo” già sul finale della scorsa settimana ha iniziato a registrare una rilevanza significativa, anche se risulta ancora prematuro parlare di ripresa immediata della quotazione USD 3mesi del Nichel. Il Piombo rappresenta al momento la stabilità in un contesto di forti turbolenze, l’attuale quotazione risulta l’evidenza di un equilibrio sostanziale tra domanda e offerta, con il conseguente effetto di un prezzo che presenterà una limitata variabilità. La flessione del prezzo USD 3mesi dello Stagno potrebbe concludersi a breve e questo significherebbe per il metallo la chiusura di una parentesi durata circa due mesi, fatta di un’importante fase incrementale di valore e che ha rispecchiato a pieno l’evoluzione generale della Borsa LME tra gennaio e febbraio.

Acciai e Inossidabili

Il dato effettivo sul consumo mondiale di acciaio nasconde una chiave di lettura a dir poco sconcertante sulla congiuntura economica a livello globale. La bolla che si è venuta a creare in Cina sul prezzo del minerale di ferro a partire dalla fine di ottobre dello scorso anno, potrebbe scoppiare da un momento all’altro e le conseguenze sarebbero gravi in ogni Continente, senza alcuna distinzione. Il Governo cinese sta in modo tardivo correndo ai ripari con i contingentamenti dei lotti trattabili alla Borsa Dalian sull’Iron Ore, dopo che la scorsa settimana questa materia prima ha raggiunto il suo massimo dal Giugno 2022. Le quotazioni dei noli per il trasporto del minerale di ferro sono in forte ribasso con le rotte Sud Africa e Ovest Australia per il porto cinese di Qingdao ritornate ai livelli del Gennaio 2022, mentre le tariffe per le spedizioni nel principale terminal della Cina dal Brasile copiano quelle del Gennaio 2021. Le cose non stanno andando meglio sulla tratta Brasile-Rotterdam, con i noli sull’Iron Ore pareggiare le richieste che gli armatori proponevano a Novembre 2020. L’Europa Occidentale sarà sicuramente il “ventre molle” nel caso in cui la crisi dei consumi di acciaio dovesse manifestarsi a livello planetario. Gli impianti che nel Vecchio Continente sono stati sottoposti a delle profonde ristrutturazioni, il più delle volte celate sotto il cappello dei processi di riconversione “green”, stanno procedendo a rilento. Il motivo alla base di questi ritardi è proprio il venir meno di una certezza del collocamento delle capacità produttive una volta terminate le riconversioni dei reparti, in primo luogo le fonderie. Il mercato italiano dei “piani” è ritornato a segnare il passo nella determinazione dei prezzi, con il solo laminato a caldo confermare le quotazioni di otto giorni fa, mentre “freddo” e “galvanizzato” hanno visto retrocedere entrambe le quotazioni di un punto percentuale su base settimanale. La spinta rialzista ha invece caratterizzato l’ottava dei prezzi dei coil con provenienza Europa settentrionale; l’HRC e il CRC sono in crescita del 3% e l’HDG conferma i riferimenti precedenti. I “lunghi” sulla piazza italiana continuano a scendere, nonostante la billetta sia cresciuta su base settimanale del 2%. Le ripercussioni sull’abrogazione delle cessioni dei crediti d’imposta nel settore edile non si sono ancora manifestate a pieno, ma una cosa è certa, le acciaierie italiane a questo punto non intenderanno più rallentare le uscite di rebar e profili dai loro magazzini, consce che più il tempo passerà, più i prezzi saranno destinati a scendere; negli ultimi otto giorni il tondino per le armature è diminuito del 2% e dell’1% la barra per carpenteria. I consumi sono in calo anche per la vergella, il prezzo di riferimento si è mosso di conseguenza, riportando una regressione di prezzo pari ad un punto percentuale. Le quotazioni dei tubi saldati si mantengono stabili per la terza settimana consecutiva, anche se molti ritrafilatori stanno annunciando con sempre maggiore insistenza che sarebbe opportuno correggere al rialzo dell’1% i listini. La rarefatta spedizione di semilavorati da parte delle acciaierie turche è un dato di considerevole peso sul mercato. Le quotazioni FOB settimanali di rebar e vergella di provenienza turca sono risultate in sensibile aumento, rispettivamente del 2.8 e del 3%, questo su consiglio del Governo di Ankara, per limitare l’uscita di semilavorati necessari per la ricostruzione delle zone distrutte dal sisma. Nel corso del primo quarto di periodo relativo alla fissazione degli extra lega degli inossidabili per il mese di aprile, la variabile Nichel non ha ancora avuto un effetto tale da determinare un effetto di conduzione verso il basso dei prezzi degli austenitici, producendo delle variazioni quasi prossime allo zero su tutti i principali allestimenti AISI. L’incremento di circa 2 centesimi per chilogrammo costituisce la stima previsionale per ferritici e martensitici. La quota energia imputabile per il mese di marzo sarà presumibilmente più bassa rispetto a quella di febbraio e dovrebbe attestarsi tra i 17 ed i 18 centesimi di Euro per chilogrammo.

Preziosi

Il mese di febbraio si è contraddistinto per i prezzi in costante discesa. Le ultime sedute della settimana scorsa hanno accentuato questa tendenza, facendo segnare, come nel caso del Palladio, valori USD/ozt che non si riproponevano dal Maggio 2019. La situazione di debolezza delle quotazioni dei preziosi, come già molte volte messo in evidenza, ha nella dinamica della variabilità del valore del Dollaro la sua principale origine. La perentoria discesa dell’Oro, che su base mensile ha toccato il 5.7% in rapporto al prezzo Dollari per oncia, di cui l’1.2% solo nell’ultima settimana, sembrerebbe mostrare qualche indicazione di cambio d’indirizzo in questo avvio di ottava. L’importante fase di compressione del prezzo del “metallo guida” del comparto deve essere vista con un’attenzione di elevato interesse, sia per una considerazione fine a se stessa, sia per la generalizzata tendenza di indirizzo su Argento e Platino. Nei prossimi giorni l’Oro vedrà accrescere in termini quantitativi l’apertura di posizioni “lunghe”, anche con finalità speculative e questo aspetto non dovrà essere sottovalutato, soprattutto per una visione di ampio respiro in termini di incremento del valore del metallo. L’Argento è pronto a seguire l’Oro sulla base delle indicazioni emerse in particolare nel corso dell’ultima seduta settimanale, con l’aspettativa di un nuovo momento rialzista risultare sempre più evidente. Il Platino dovrà ancora compiere una fase di storno prima di un suo possibile inserimento in una sequenza di riscontri migliori di quelli visti di recente, anche se la soglia dei 900 USD/ozt sarà difficilmente varcata verso il basso. Le aspettative di un Palladio in crescita si perdono ormai nei tempi, con il momento che sembrerebbe sempre avere il carattere dell’imminenza. L’impiego industriale del metallo risulta destinato ad un continuo ed inesorabile ridimensionamento e questo non è un elemento che possa indurre ad una evoluzione significativa in ottica rialzista.

Medicale

Una settimana è passata ed alcune cose si sono ricollocate in un percorso di normalità, il riferimento alla ritrovata crescita del Molibdeno, seppure per una piccola frazione di punto, lo 0.3, risulta inevitabile, così come la ormai ripetitiva contrazione del riferimento USD di mercato del Cobalto. Il metallo ha ceduto un ulteriore 4.3% su base settimanale, senza riuscire ancora del corso del 2023 a mettere a segno un seppur flebile segnale di inversione di tendenza. Una collocazione rialzista che era riuscita per qualche settimana anche al Titanio, ma che ora è ritornato in una situazione di storno, lo 0.75% rispetto ad otto giorni fa. Il maggiore elemento di instabilità per il comparto delle leghe per usi medicali è dato ancora una volta dal Nichel, in forte ridimensionamento in rapporto al prezzo LME USD 3mesi. Il calo settimanale di Borsa è stato del 4.7% e cosa di maggior rilievo, il Nichel non varcava verso il basso la soglia dei 25mila Dollari dallo scorso novembre. La debolezza del prezzo LME persisterà ancora nei prossimi giorni e al momento non si evidenziano elementi tali da poter determinare un cambio di tendenza di un certo rilievo. Le variazioni risultano estremamente contenute tra le ferroleghe, con la base Cromo in crescita dello 0.4% rispetto alla quotazione Dollari per libbra e quella di Tungsteno in rinforzo dello 0.35% rapportata al valore USD/chilogrammo. Il recente indebolimento dell’Euro nei confronti del Dollaro, che nel corso dell’ultima settimana ha permesso al “biglietto verde” di rivalutarsi di quasi un punto percentuale rispetto alla nostra Divisa, ha prodotto il conseguente annullamento di tutti i rilevamenti in calo degli elementi di lega sotto tale soglia e nel caso di Cobalto e Nichel, beneficiare del vantaggio solo al netto dei rilevamenti percentuali riportati in precedenza. Le crescite di Molibdeno e ferroleghe, a causa dell’Euro debole, risultano moltiplicate di oltre quattro volte rispetto alle variazioni settimanali effettivamente riscontrate sui prezzi in Dollari.

Rottami

La nuova caratteristica del mercato italiano dei rottami di acciaio è quella di una differenziazione marcata della tendenza dei prezzi tra le principali classifiche. Una situazione che va vista non tanto come una forma di “isteria” da parte delle acciaierie, ma al contrario, un’attenta e capillare attività di controllo del sottostante dei lotti di rottami pronti alla vendita. Le demolizioni appartenenti alla classifica E1 negli ultimi otto giorni hanno riportato una diminuzione di 10 Euro/tonnellata e questo dato fa riflettere sulla forte azione di presidio del mercato esercitato da acciaierie e fonderie attraverso le mandatarie più strutturate, a loro volta dotate di impianti per il trattamento dei rottami. La frantumazione del materiale ferroso è uno dei business di maggior interesse che lega in modo indissolubile i commercianti dotati di mulini con il comparto siderurgico, sempre più alla ricerca di materiali “poveri”, ma allo stesso tempo selezionati nella cernita, come la classifica E40. L’ultima quotazione del “frantumato” riporta un incremento di circa 5 Euro/tonnellata su base settimanale e siccome questi rottami vengono “generati” principalmente dalle demolizioni pesanti, la premialità sul trattamento si avvicina ai 15 Euro. Il resto del listino rottami Italia, si completa con la crescita di 5 Euro per le demolizioni E3, mentre il lamierino E8 conferma la quotazione di otto giorni prima. I movimenti dei prezzi medi di acquisto da parte delle acciaierie, tra segni più e segni meno, muovono l’indice MetalWeek ancora in territorio positivo su base settimanale, con un incremento di quasi 3 Euro/tonnellata (da 369.63 a 372.28). L’attenzione non va distolta sulla Turchia, ora che il Paese dovrà affrontare la complessa ricostruzione di vaste zone colpite dal terremoto di inizio febbraio. La ricerca di materiale “pronto forno” risulta essere la priorità per le acciaierie specializzate nella produzione di “lunghi”, rebar in particolare, che stanno utilizzando la leva dei prezzi per intercettare il maggior numero di tonnellate in un’area geografica che spazia dall’Europa Occidentale al Medio Oriente. Gli ultimi aggiornamenti provenienti dalla Turchia riportano variazioni al rialzo dei prezzi dell’HMS 1/2 e del frantumato, ambedue con resa CFR, tra il 6 ed il 7% rispetto alla settimana precedente. I non ferrosi risentiranno inevitabilmente della nuova ondata di ribassi degli “industriali” al LME. Una situazione che andrà ad appesantire un contesto di mercato già reso piuttosto ingarbugliato dai precedenti ribassi del listino londinese. Non è difficile pensare che le distanze tra commercianti da una parte e fonderie e raffinerie dall’altra, assumeranno delle quantificazioni economiche sempre più ampie ed incolmabili. Le maggiori attenzioni su possibili evoluzioni in termini di arresto momentaneo dei cali dei prezzi, si muoveranno sempre sui consueti punti di snodo, come Rame ed Alluminio. L’attuale quotazione LME del Nichel, in riferimento ai valori dei rottami di inox austenitici, sta giocando un ruolo quasi ininfluente, con i commercianti non disposti a formulare offerte di vendita su queste tipologie di prodotti.  

Cambi

Indicatori

LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra

SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA)

DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali

STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee

BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide)

Un anno di MetalWeek - I metalli preziosi nel 2022

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